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Una ferramenta in bocca

Pubblico un estratto dal libro Odontoiatria Tossica Odontoiatria Vitale del Dott. Antonio Miclavez che evidenzia che non ci sono limiti alla fantasia con cui vengono elaborate soluzioni, più o meno discutibili, per il ripristino della nostra bocca.

I materiali usati nelle terapie odontoiatriche sono vari, fantasiosi e molteplici; le regole per metterli in commercio sono… mah, non lo so, ma pare che non ci siano! Ho chiesto ad alcuni organi responsabili e le risposte sono state vaghe. D’altra parte non sono medicinali, non sono dietetici, non sono integratori alimentari… insomma non sono niente. Partendo dall’idea sbagliata che non si liberano nell’organismo, e che se lo fanno non è scientificamente dimostrato che fanno male, in bocca possiamo mettere praticamente tutto.

Tratteremo i seguenti materiali:

Materiali dentali

  1. Cementi odontoiatrici
    • Cementi all’ossido di zinco eugenolo
    • Cementi al fosfato di zinco
    • Cementi policarbossilati
    • Cementi basati su polvere di alluminio silicato
    • Cementi a base di idrossido di calcio
    • Cementi endodontici
  2. Materiali da otturazione
    • Amalgami
    • Compositi
    • Oro
  3. Materiali da impronta
    • Idrocolloidi reversibili e irreversibili
    • Elastomeri
    • Polisulfuri
    • Polieteri
    • Siliconi
  4. Ceramiche ad uso odontoiatrico
  5. Leghe per uso odontoiatrico
    • Leghe auree
    • Leghe Ni Cr
    • Leghe CrCo
    • Leghe Ni Ti
  6. Materiali polimerici per protesi
    • Riparazioni
    • Ribasature
    • Corone e ponti
    • Denti artificiali
    • Protesi mobile

Amalgama

Un po’ di storia.

Gli amalgami sono quelle otturazioni grigie che vengono chiamate comunemente “piombi”. Essi sono composti per il 53% circa di mercurio e per il rimanente 47%, in percentuali variabili di argento, stagno, zinco e rame. C’è anche del piombo, in piccole quantità. Il mercurio e lo stagno, reagendo tra loro e con le diverse sostanze presenti in bocca (acidi, basi, ioni ecc.) si trasformano in composti estremamente tossici che vanno a depositarsi in vari organi del corpo quali: ghiandole endocrine, tiroide, testicoli, prostata, fegato, pancreas, reni, capelli e soprattutto nel cervello. In quest’ultimo, dove sono state riscontrate le concentrazioni più alte, il mercurio si ritrova soprattutto nella sostanza grigia, nel cervelletto e nell’ipofisi. Queste informazioni sono state ricavate da studi autoptici su uomini e animali.

Anche se dovessimo ignorare completamente la “via interna” del mercurio, che attraverso la dentina, la polpa e la circolazione sanguigna raggiunge l’organismo, sappiamo alla luce delle attuali nostre conoscenze, che con una semplice manciata di otturazioni in amalgama viene superato il valore limite tollerabile di mercurio imposto dall’OMS.

Negli Stati Uniti gli amalgami vennero utilizzati sin dal 1826 dal dottor Taveau, ma già nel 1840, alcuni casi di intossicazione da vapori di mercurio portarono a proibirne l’utilizzo. Questo venne, però, autorizzato nuovamente nel 1855.

A Berlino, nel 1926, il dottor Stock aveva pubblicato un vero e proprio studio sulla materia dove rendeva noti i pericoli di intossicazione da vapori di mercurio causati da amalgami. Egli stesso morì per un’intossicazione cronica da mercurio, senza essere riuscito ad imporre un divieto per l’uso di amalgami.

In un periodo più recente l’ex Unione Sovietica ha accertato che numerose intossicazioni croniche sono causate dagli amalgami e, di conseguenza, ne ha proibito l’uso.

Amalgama al mercurio: caratteristiche fisiche

Ricetta: per fare un buon amalgama cosa ci vuole?

L’amalgama è una miscela di mercurio (Hg), argento (Ag), rame (Cu), stagno (Sn) e zinco (Zn). A volte palladio, raramente gallio. C’è quasi sempre piombo, anche se non viene scritto sull’etichetta, e altri metalli in tracce, che non vengono mai dichiarati. Il mercurio è la porzione maggiore (circa il 50%) e lo zinco quella più piccola (intorno all’1%). Ogni malfattore – pardon, produttore – ha una formula differente, sicché gli altri metalli variano nella composizione. Il rame può variare dal 3 al 30% e l’argento può andare dal 15 al 30%, mentre lo stagno ammonta usualmente al 10%.

I materiali dentali

Le reazioni chimiche normalmente hanno luogo fra due tipi di sostanze chimiche. Un esempio comune di ciò è quando idrogeno carico positivamente (H+) reagisce con ossigeno carico negativamente (O-) a produrre acqua (H2O). Tutte le componenti dell’amalgama dentale sono cariche positivamente. La questione è allora la seguente: queste sostanze“reagiscono” assieme o semplicemente formano una miscela che si indurisce? La verità è che avvengono un’infinità di reazioni chimiche. Reazioni chimiche degli amalgami (estratto da Acerra Lorenzo, Denti Tossici, Macro Edizioni, Cesena, 2000, pag.124-129).

«L’argento in lamine è più utile dell’argento in blocchi, poiché ha la virtù di unirsi al mercurio e deve essere amalgamato col mercurio freddo e non caldo. Coloro che sciolgono l’amalgama in acqua forte per purificarla sbagliano grandemente; se considerassero la natura e la composizione dell’acquaforte, comprenderebbero che questa può distruggere totalmente l’amalgama».

Tommaso D’Aquino, Trattato della pietra filosofale, Cap. V, “De modo amalgamandi”, 1260 circa.«È un fatto noto che l’amalgama di qualsiasi composizione conosciuta si corrode».Schoonover & Sounder, 1941.

Nel Medio Evo il mercurio era noto agli alchimisti per la sua straordinaria capacità di dissolvere i metalli e formare con essi un nuovo materiale che induriva rapidamente. Tale trasformazione, cui assiste il dentista che ogni giorno lavora con amalgama, non è però dovuta a reazioni chimiche. È dovuta invece alla formazione di un “legame metallico”che (non so come spiegare questo in una forma più comprensibile) deriva dalla possibilità che gli atomi metallici hanno di ridistribuire le loro nuvole elettroniche esterne, permettendo loro, perciò, di acquistare una struttura cristallina. C’è un’interazione tra gli atomi di metalli diversi, ma non lo stesso legame che c’è in un composto chimico.

Per semplificare ancora un po’. Perché, quando la temperatura scende sotto zero, l’acqua forma il ghiaccio? Perché lo stesso non avviene all’olio o agli alcool puri?

L’acqua si trasforma in ghiaccio assumendo una struttura cristallina (quella che caratterizza anche l’amalgama). L’acqua può assumere una struttura cristallina perché, a differenza degli alcool o degli oli, è caratterizzata da peculiari interazioni tra le sue molecole, denominate “legami di idrogeno”. Il ghiaccio non è la conseguenza di una reazione chimica dell’acqua. L’amalgama non è la conseguenza di una reazione chimica del mercurio con argento o rame. Il ghiaccio si scioglie, l’amalgama rilascia lentamente nel tempo vapori di mercurio.

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Luciano Gianazza

Luciano Gianazza, traduttore dei libri originali di Arnold Ehret, e di Edward Earle Purinton, scrive articoli di carattere filosofico spirituale che rispecchiano le sue personali esperienze lungo il cammino della conoscenza, oltre ad altri sulla corretta alimentazione dell’uomo. Ha creato il sito NikolaTesla.it per un suo voler ricordare un Uomo, Nikola Tesla, per cui nutre una profonda stima.

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