Categories: Filosofie Applicate

Il gioco del quindici

Il gioco del quindici è un rompicapo classico creato nel 1874 dal postino di Canastota (New York) Noyes Palmer Chapman e popolarizzato nel 1880 da Samuel Loyd. Il gioco consiste di una tabellina di forma quadrata, solitamente di plastica, divisa in quattro righe e quattro colonne (quindi 16 posizioni), su cui sono posizionate 15 tessere quadrate, numerate progressivamente a partire da 1. Le tessere possono scorrere in orizzontale o verticale, ma il loro spostamento è ovviamente limitato dall’esistenza di un singolo spazio vuoto. Lo scopo del gioco è riordinare le tessere dopo averle “mescolate” in modo casuale (la posizione da raggiungere è quella con il numero 1 in alto a sinistra e gli altri numeri a seguire da sinistra a destra e dall’alto in basso, fino al 15 seguito dalla casella vuota).
Fonte: Wikipedia

Fra i ricordi della mia prima infanzia, uno vivido riguarda questo gioco che mi fu regalato da un lontano parente quando avevo poco più di due anni.

Mi aveva mostrato che i quadratini potevano essere spostati uno dopo l’altro con l’intento di ordinarli numericamente. Non conoscevo l’aritmetica, solo quei numeri che mi erano rimasti impressi, 1, 2 e 3, dato il nome corto facile da ricordare, quando mia madre me li aveva indicati nominandoli mentre metteva il dito sul tassello corrispondente. Sentire invece il suono dei nomi lunghi dei numeri dopo il 10 espressi dalla sua voce mi faceva ridere perché quelle parole non avevano alcun significato per me, e reagivo con la risata a ciò che per la mia mente era incomprensibile o inaccettabile, cosa che faccio tuttora, anche se solo fra me e me quando vengo messo di fronte alle astrusità della vita.

Il mio divertimento non consisteva nel mettere i numeri in fila, cosa che fra l’altro non sapevo fare, ma nel notare che spostando un tassello in uno spazio vuoto, nello stesso tempo un nuovo spazio vuoto veniva creato in un’altra posizione, e la mia soddisfazione aumentava quanto più riuscivo a portare lo spazio vuoto dove volevo.

Un giorno d’estate venne a trovarci un collega di lavoro di mio padre. Mia madre mi teneva in braccio appoggiata al lavandino della cucina, mentre l’ospite conversava con lei appoggiato al davanzale della finestra a lato. Ero intento a spostare i tasselli, ma qualcosa non stava andando come volevo e tentai di farlo in un altro modo, facendo leva con un dito per toglierne uno e metterlo dove desideravo. Tutti tasselli uscirono cadendo per terra, meno uno che finì nella scollatura del seno di mia madre e con la mia manina cercare di recuperarlo da quel luogo misterioso dov’era andato a finire.

Mentre ero intento nelle mie azioni di recupero, percepii uno sgradevole flusso che tentava di trarre sensazioni tramite la mia mano. Girai di scatto la testa verso la sorgente di quel flusso, il collega di mio padre, che aveva lo sguardo fisso sulla scollatura, con uno strano sorriso sul volto. Spostò la sua attenzione su di me che lo guardavo dritto negli occhi, abbassò il suo sguardo e divenne improvvisamente serio. Con una scusa andò via e non venne più a casa nostra.

Fu in quel momento che la mia coscienza si espanse rendendomi conto dell’esistenza di principi che regolano la vita nell’universo, e delle aberrazioni che distolgono gli esseri umani da tali principi, e da allora la mia vita continuò in linea con essi. Prima che bambini, siamo esseri spirituali. Quando lo dimentichiamo siamo semplicemente cuccioli d’uomo.

All’età di sei anni ebbi un incidente stradale, fui investito da una macchina mentre attraversavo la strada appena asfaltata. A quel tempo le strade del paese dove sono nato erano tutte bianche, in terra battuta, e avevano iniziato ad asfaltarle.

Non mi ero ancora reso conto della capacità delle auto di viaggiare a velocità molto maggiore e nelle nuove circostanze non avevo ancora imparato a valutare il tempo in cui si sarebbero trovate nella mia posizione, molto minore di quello che corrispondeva ai miei parametri. Con mia grande sorpresa fui colpito nella schiena mentre cercavo di scappare e dopo un volo che mi pareva interminabile come al rallentatore caddi sul duro asfalto.

Quando mi svegliai all’ospedale non era rimasto nulla della mia precedente consapevolezza e crebbi assorbendo le aberrazioni alle quali siamo soggetti quando lo spirito è addormentato. Con tutte le conseguenze annesse.

Vent’anni dopo un nuovo evento espanse nuovamente la mia coscienza, molti ricordi riapparvero nella mia memoria, fra cui questo che chiamo l’episodio del gioco del 15.

Ciò che chiamiamo esperienza umana, in realtà è una trappola nella quale siamo finiti volutamente, non sapendo che si trattasse di una trappola. La vita umana è un pacchetto completo di aberrazioni, una sorta di database al quale tutti gli esseri umani sono collegati, chiamato mente collettiva.

Per aberrazione mi riferisco alla prima definizione del termine come fornito, per esempio, dalla Treccani:
1. In generale, l’aberrare, il deviare da una norma o da un principio, da una legge morale o fisica, da un comportamento che si considera normale. [dal lat. aberrare, comp. di ab «da» e errare «vagare»]

Nel contesto di questo articolo intendo il deviare dai principi e dalle leggi primari dell’Universo spirituale. Non è proprio esatto come concetto, ma è la spiegazione intellettuale più vicina alla comprensione della Verità che può essere colta solo con l’espansione della coscienza fino al punto in cui include tali principi e leggi.

In quanto esseri spirituali siamo Verità, e in ognuno di noi esiste l’impulso a riavere questo stato nativo, impulso che sempre ci accompagna, non importa quanti sforzi facciamo per reprimerlo.

Quando diciamo che la vita è una scuola per apprendere, significa che le situazioni nelle quali ci troviamo coinvolti contengono elementi dai quali possiamo trarre insegnamenti, persino da un giocattolo e da comportamenti di altre persone, oltre che dagli effetti causati dal nostro comportamento.

Quando non impariamo e perché invece di cogliere l’insegnamento diamo credito alle paure e alle risposte fornite dal database.

Il database ha tutte le risposte, sempre sbagliate, per ogni evento della vita.

Ero curioso di sapere se il gioco del 15 fosse ancora in produzione, e sì, c’è ancora, non ho trovato quello che avevo io, ne ho trovato uno dal prezzo alquanto elevato, se non si considera che è stato fatto nello Stato dell’Arte, forse l’esatta replica di uno dei primi modelli, ma ce ne sono altri che costano meno di un euro, spedizione a parte:

Ravensburger 4900, Il puzzle del 15

Luciano Gianazza

Luciano Gianazza, traduttore dei libri originali di Arnold Ehret, e di Edward Earle Purinton, scrive articoli di carattere filosofico spirituale che rispecchiano le sue personali esperienze lungo il cammino della conoscenza, oltre ad altri sulla corretta alimentazione dell’uomo. Ha creato il sito NikolaTesla.it per un suo voler ricordare un Uomo, Nikola Tesla, per cui nutre una profonda stima.

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